Nature

Appunti per una clausura

pubblicato da Romana il 2021-03-12

A Romana piace riportare alcuni stralci di un diario, tratti dal libro “Un veliero sul tetto” dello scrittore giornalista Paolo Rumiz. Luogo di riferimento è la sua città: Trieste.

21 marzo
E’ primavera. Dalla terrazza sento voce di bimbi e una polifonia di stoviglie filtrare dagli appartamenti ( si cucina molto). Mi scrive Elisa da Genova “ il mio lavoro è organizzare eventi quindi per ora sono disoccupata. Eppure sento di avere una immensa fortuna. Ho un tetto sulla testa e non ho l’angoscia di cosa mangiare il mese prossimo. Sto bene posso cantare alla finestra, suonare il piano e vedere il mare.sento tutte le emozioni amplificate. Voglio bene anche ai sassi.

3 aprile
Durante il pranzo di Pasquetta ho fatto l’elenco dei desideri. Filare in bicicletta senza meta. Dimenticare internet. Abbandonare il telefono. Bighellonare sui moli. Andare al cinema sotto casa. E rivedere “ quattro matrimoni e un funerale” . Pascolare in libreria anche solo ad annusare l’odore della carta stampata . Farmi insaponare dal barbiere. Raccogliere asparagi selvatici. E poi mangiare fuori: un panino con la mortadella su uno scoglio, oppure sardoni impanati all’aperto al “Salvagente”.
Non è tanto la voglia di andare lontano , è il bisogno dell’altro, di abbracciarsi, annusare , toccare, fare capriole, levarsi le scarpe su un prato. Rivedere i miei nipotini, portarli in campeggio e dormire in una casetta sugli alberi.
Rumiz scrive anche questo:
Questo diario, partito da notazioni marginali sul quotidiano, si sta allargando a temi sempre più ampi: la dignità dell’individuo, il fallimento del consumismo, la visione di un Europa insonne e piena di nemici, l’urgenza di una rifondazione civica del paese, il bisogno di una nuova Resistenza contro chi rapina il mondo e vorrebbe toglierci la libertà stabilizzando i decreti emergenziali a proprio favore.
Abbiamo discusso troppo poco di clima, di povertà del mondo, di questa economia pronta a controllare la nostra intimità.
Non so se dopo questa crisi saremo così poveri da accettare qualsiasi cosa per un tozzo di pane.
Non so se vincerà Amazon o la produzione a Km zero, il centro o le periferie, la tecnologia o l’Umanesimo.
Ciò che so è che il virus ha offerto la possibilità di dilatare il pensiero nel tempo dell’ineluttabilità, quello che i greci chiamavano potenza senza volto cui soggiace anche Zeus e alla quale è inutile fare sacrifici.